CONTRORA #23
Un po' natalizia, un po' no.
Controra è molto lunga e molto piena di cose. Ti consiglio di leggerla dalla app di Substack, è più comodo e più bello!
Ciao, come stiamo? Io sono qui che vago da settimane alla ricerca del mio spirito natalizio, che quest’anno stenta a imporsi sulla mestizia generale.
Dimmi di te, mi interessa.
Sarò sincera: c’è una pesantezza di fondo che sovrasta tutto il resto, e l’entusiasmo con cui l’anno scorso ho addobbato il mio albero virtuale di Controra insieme a tanta bella gente è scomparso; mi sembrano passate ere geologiche, e oggi l’albero lo immagino così:
Detto questo, mi spiaceva cedere al male di vivere, perciò oggi troverai i soliti link a tema, un’incursione nella vita vera - quella che se ne frega delle date fissate sul calendario - e poi un bel po’ di regali, virtuali e reali, che spero proprio ti piacciano! Mettiamo un sottofondo adeguato a simulare serenità, e partiamo:
4 chiacchiere (scambiandoci idee sui regali, poi ci facciamo una passeggiatina e poi ho qualche sorpresa per te!)
Per quanto mi riguarda, i regali è sempre meglio farli che riceverli, e di solito scelgo bene. Su Instagram, ho lanciato l’idea di offrire alcune consulenze virtuali alle persone che mi seguono. L’idea è ispirata a quello che fa alla grande e da tempo Simona Melani (che infatti ho invitato l’anno scorso in quanto super esperta), ma l’ho declinata nello spirito di Controra, e quindi i regali saranno dei contenuti cercati e selezionati scupolosamente, perché anche questa è una cosa che faccio bene :) Grazie a chi mi hanno dato fiducia, ho conosciuto storie bellissime che qui riassumo per motivi di spazio e con il consenso delle interessate.
Virginia mi scrive:
“Vorrei fare un regalo alla mia nipotina acquisita, L.; lei è svedese, i suoi genitori sono di origine assira e iraniana; è una quasi adolescente bellissima ma un po' insicura, perché vive in un paese biondissimo, lei con la carnagione olivastra e i capelli neri. Ama leggere, ha iniziato a fare scherma ed è una futura donna curiosa. Vorrei regalarle qualcosa che la faccia sentire forte e coraggiosa.”
A L. io farei vedere questo reel, per ricordarle che il coraggio di illuminare le cose è già dentro di lei, e poi le consiglierei di cercare su qualche piattaforma streaming un classico sulla ricerca della propria identità, sull’emancipazione e sul coraggio.
Anna mi scrive:
“La persona a cui vorrei dedicare un regalo è Patrizia Malomo di Andante Con Gusto. È un’amica food blogger storica, splendida fotografa, musicista, agente di viaggio che racconta e organizza viaggi stupendi. Ci siamo conosciute tanti anni fa e la nostra amicizia dura ancora con un profondo senso di insoddisfazione dovuto al fatto che non riusciamo incontrarci abbastanza. Ci diamo appuntamento nei luoghi più improbabili pur di stare insieme qualche ora. Condividiamo ogni giorno messaggini, progetti, sogni, e organizziamo un viaggio in Irlanda ormai da anni, non so più quanti, che non so se riusciremo mai a fare. Intanto sogniamo, è già questo (avere un’amica con cui condividere i sogni) è un grande regalo. Mi piace l’idea di farle questo regalo attraverso te solo per farle una sorpresa e per farle capire quanto le voglio bene.”
A Patrizia regalo questa poesia di Rabindranath Tagore, il primo non europeo a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, nel 1913. Si intitola “Non nascondere”:
E poi, a entrambe faccio fare un viaggio in un posto bellissimo (con l’augurio di farne uno vero, prima o poi): copritevi bene e preparatevi a una chiacchierata sotto la pioggia della Georgia…
Sara mi scrive:
“Vorrei fare un regalo a me stessa, perché negli ultimi anni ho tenuto botta ai colpi della vita e sono ancora sorridente e fiduciosa.”
Cara Sara, vorrei regalarti un cerchio come questo: entraci dentro e balla indossando il tuo sorriso migliore. Ho anche pensato a te guardando questo video, spero che sarai d’accordo con me.
Rossana mi scrive:
“Vorrei mandare un dono a una donna speciale: Carla è una persona divertente e gentile e produce monili ispirati a quadri famosi; ci siamo trovate per caso, abbiamo età decisamente diverse e non ci siamo mai incontrate di persona. Siamo appassionate entrambe di Jessica Fletcher e dei vari Colombo e Agatha Christie, e mi sembra di vedere una piccola me, ma più consapevole.”
A Carla, e anche a te Rossana, se mi leggi, regalo questo episodio del Podcast Morgana, con la storia di Frances Glessner Lee, che ha inventato i diorami delle scene del crimine e ispirato il personaggio della Fletcher. E poi, visto che Carla ama le cose artistiche, le mostro queste installazioni incredibili, tra suono e materia.
Giorgia mi scrive:
“Con Mara siamo amiche “a distanza” da tanti anni. Ci siamo conosciute quando eravamo due nerd su un forum di serie tv, ci siamo incontrate solo alcune volte negli ultimi 15 anni ma ci sentiamo ogni giorno per raccontarci la nostra vita e commentare le nostre passioni. Mara è una ragazza ironica, buffa e sensibile. Ama le serie tv come me, la cultura pop in generale, gli animali, la musica, New York e Miami. Vorrei farle un regalo per ricordarle che è speciale.”
Questo pluripremiato corto di Alyce Tzue è una bella storia di amicizia e supporto reciproco. E la prossima volta che volete chiacchierare, fate un meet e usate questo come sottofondo, sarà come essere insieme su una panchina di Central Park (in caso invitatemi).
Elisa mi scrive:
“Vorrei fare un regalo a Cristina. È una donna molto intelligente, curiosa e attenta ai particolari. È sempre molto gentile e delicata nel porsi con gli altri. È una mamma, ama la decorazione di interni e la letteratura. Credo che le servirebbe qualcosa che la faccia sentire coccolata.”
Anche chi si preoccupa sempre per gli altri ha bisogno, ogni tanto, di appoggiarsi a qualcosa o qualcuno per lasciarsi trasportare, leggera. La delicatezza verso gli altri, poi, mi ha fatto ricordare di questa splendida lettera, a suo modo delicata e preziosissima.
Gabriella mi scrive:
Vorrei fare un regalo alla mia mamma, insegnate di lettere in pensione; nonostante la sua età, è ancora molto interessata a tutto ciò che la circonda e, nonostante gli acciacchi e i dispiaceri, con la letteratura lenisce un po’ i dispiaceri”
Una donna così curiosa e interessata alle cose a dispetto dei luoghi comuni sull’età, forse potrebbe divertirsi a esplorare queste illustrazioni fatte con l’IA, io le trovo magiche! La mamma di Gabriella mi ha ricordato molto la mia, alla quale ho chiesto un consiglio libresco da ex prof. a ex prof., unica deroga che faccio al suggerire solo cose immateriali (ma le mamme sono sempre le mamme!). Eccolo qui, scritto da lei:
Marcel Proust, Il piacere della lettura, Feltrinelli 2016 (prefazione di Emanuele Trevi).
Nel 1906 esce in Francia la traduzione proustiana di “Sesamo e gigli” di John Ruskin, accompagnata da una prefazione - “Sulla lettura” - nella quale Proust, prendendo le distanze dalle teorie del critico inglese, rende presente la sua idea di lettura, offrendoci un primo assaggio di quel peculiare stile di scrittura che troverà la sua massima espressione nella Recherche. Queste pagine, tra le più affascinanti che siano state dedicateall’attività del leggere, sono presentate insieme a un articolo, Giornate di lettura, pubblicato su Le Figaro, dove - a dispetto del titolo - è un altro il magico oggetto in grado di evocare presenze e atmosfere assenti, il telefono, dispositivo all’epoca ancora estremamente raro e d’élite. È un piccolo esempio di scrittura mondana e d'‘occasione, un divertissement nel quale, tuttavia, traluce la capacità affabulatoria, ironica e ammaliante del primo Proust.
Fuori dalla bolla 🚪
Anche oggi usciamo di casa e andiamo a passeggiare in un posto poco conosciuto per approfondire un tema che mi interessa, e che spero interessi anche a te. Con noi ci sarà Sara Mostaccio, e di lei ho già parlato in Controra suggerendo la sua bella newsletter Io viaggio in Poltrona e il suo profilo Instagram. Sara scrive per lavoro e passione, con metà cuore in Sicilia e l’altra in Grecia. A proposito, devi assolutamente conoscere anche il suo podcast Filakia - Cartoline da Atene.
Il nostro accordo era che Sara ci parlasse del suo percorso di avvicinamento alla Maratona di Atene, che ha raccontato in Kalò Dromo, una newsletter avviata poco più di un anno fa e che nel tempo è diventata occasione per riflettere anche su molto altro. Per me, che il massimo dello sforzo fisico concepito è il cane a testa in giù dello yoga, era l’occasione perfetta per parlare insieme di cosa significhi affrontare un progetto così impegnativo. Poi però, la vita si è messa crudelmente di traverso, come leggerai, fregandosene di impegni e progetti, proprio come ti dicevo prima. Ho deciso di ospitare comunque la nostra chiacchierata perché questo è un posto nato anche per evadere dalla tirannia dei condizionamento dei piani editoriali e seguendo il flusso delle cose che ci accadono.
Ciao Sara, benvenuta in Controra. Tu correvi già da tempo quando hai deciso di imbarcarti nella lunga marcia verso Atene; a chi non ama la fatica fisica, può risultare davvero difficile comprendere la passione per questa attività. Aiutaci a capire: cos’è per te la corsa?
Grazie Stefania, per il benvenuto e per l’invito. Ti dico in tutta sincerità che persino io fatico a comprendere com'è possibile aver corso tanto e per tanto tempo. Ogni tot durante la preparazione della maratona ho avuto quelli che io chiamo momenti di lucidità e che contrappongo idealmente alla sbornia da endorfine che ti regala la corsa e qualcuno chiama runner's high. In quegli sprazzi di lucidità mi domandavo: ma che sto facendo? E soprattutto perché? La risposta era quasi sempre: corro perché mi piace. In fondo pure soffrire è parte integrante, o forse preponderante, dello sport di resistenza. Alla fine, credo sia proprio quello che vado a cercare. Mi porta in uno stato mentale differente, mi mette davanti alla mia inadeguatezza ma mi dà anche gli strumenti per superarla. Prima di questa avventura correvo solo per divertimento, per staccare dopo tante ore alla scrivania e mettermi un po' in movimento, sia durante gli studi che dopo, perché faccio un lavoro sedentario. Correre mi permetteva di staccare la testa impegnando il corpo in qualcosa di ripetitivo e che non richiedesse troppa spesa mentale. Quando ho iniziato a correre con un obiettivo preciso, invece, è cambiato qualcosa. La corsa, fatta con metodo, dedizione, un obiettivo a lungo termine e obiettivi intermedi, è diventata più strutturata e impegnativa. Ma nello stesso tempo si è trasformata in una sorta di sessione meditativa. Quello che era solo un tentativo di staccare la testa è diventata un'occasione per (ri)scoprirmi, mettere alla prova i miei limiti e imparare qualcosa su di me che poi mi porto nel resto della vita.
Tra le cose più importanti che ho imparato c'è essere più gentile con me stessa, accogliere il fallimento come parte del processo e fidarmi delle mie capacità. Una vita a provarci e poi scopro che bastava correre per ore per riuscirci. Non che siano lezioni acquisite per sempre, vanno ripassate spesso. Ma la corsa è un'insegnante che si aspetta molta disciplina.
Com’è nata la decisione di partecipare alla Maratona di Atene?
Era da un po' che mi sentivo inquieta, ogni tanto mi capita di aver voglia di rivoluzionare un pezzo della mia vita, di imbarcarmi in imprese che chiunque (o quasi) trova folli, me compresa. Qualcosa che dia una scossa e al tempo stesso mi strappi dalle magagne quotidiane. Di solito erano i viaggi ma negli ultimi anni ho dovuto ridimensionarli. Era successo qualcosa di simile durante il lockdown con i pattini a rotelle. Decisi che volevo imparare a ballare sui pattini. Ne comprai online un paio argento olografico e così, dal niente, mi misi a studiare un mucchio di passi di roller dance tramite tutorial su Instagram. Finché era proibito uscire lo facevo nella mia camera da letto, in due metri di pavimento tra l'armadio e il letto. Con la maratona è andata più o meno allo stesso modo. Quell'inquietudine, quella voglia di provare qualcosa di nuovo, mi accompagnava da qualche giorno. Ero ad Atene, pioveva e passavo davanti allo stadio Kallimarmaro, il Panathinaiko, dove termina la maratona. C'ero passata decine di volte in molte occasioni ma quella volta lì, sola sotto la pioggia, mi sono vista entrarci di corsa. La "colpa" è anche in parte di Andrea Marcolongo e del suo libro De arte gymnastica, letto nello stesso periodo. Racconta di Maratona e della sua maratona e mi ha fatto venire una gran voglia di provarci. Ma è da quel giorno di maggio 2023 davanti allo stadio che non ho più smesso di pensarci, anche se non osavo dirlo ad alta voce neanche a me stessa. Appena tornata in Sicilia ho ripreso a correre e non ho più smesso. Dopo qualche mese ho iniziato a farmi seguire da un allenatore perché mi serviva una preparazione seria per avere qualche chance di riuscita! Un conto è arrivare a correre 10-15 km, ben altro farne 42 e spicci senza stramazzare provandoci.
Poi cos’è successo?
Quando ho cominciato ad allenarmi sul serio la linea di partenza mi sembrava lontanissima ma i sacrifici per arrivarci non mi sono mai pesati. Certo la routine è stata dura, ma era parte del viaggio. Poi all’improvviso mancava solo una settimana, avevo corso l’ultimo lunghissimo da 37 km (non li consiglio a nessuno, in fede), avevo scelto persino quali pantaloncini indossare e finalmente credevo davvero che avrei potuto farcela. Restava solo da riempire lo zaino e partire. Ma pochi giorni prima l’avventura si è dissolta nel dolore. Ho perso mio papà e non ho più preso quel volo.
Non ho abbandonato il sogno, però. Il viaggio ricomincia da capo, correrò la maratona nel 2025 e la correrò anche per mio papà, che è stato runner anche lui e mi chiedeva ogni domenica quanti km avessi corso, quanto ci avevo messo, fin dove mi fossi spinta. Ora tornare a casa dalla corsa lunga domenicale e non potergliela raccontare è atroce, ho sempre l’istinto di prendere il telefono per dirglielo. Ma quella notte gli ho fatto una promessa e intendo mantenerla. Ho ricominciato a correre, ho ricominciato a scrivere Kalò Dromo, ho ricominciato a sognare quel traguardo.
E io ti leggerò. Come dicevo prima, uno degli aspetti più interessanti di Kalò Dromo è che la corsa e gli allenamenti in realtà sono stati lo spunto per parlare di tante altre cose. Se ripensi all’anno trascorso, quali sono le riflessioni che ti hanno accompagnata di più e che vorresti salvare in un cassettino della memoria?
Quando ho iniziato a scrivere Kalò Dromo non immaginavo io per prima che i pensieri che contiene potessero andare così tanto oltre la corsa, pur partendo sempre da lì. Me ne sono resa conto col tempo perché mi seguono anche persone che non corrono e a cui non importa di correre, ma mi leggono lo stesso e interagiscono con me su ciò che racconto. Quello che era nato come un diario su cui appuntare le mie riflessioni, è diventato un dialogo ricchissimo e arricchente con tante persone.
Quello che mi porto dietro da questa esperienza è sicuramente il cambio di prospettiva sulle mie reazioni agli imprevisti, nella corsa e nella vita. La mia reazione standard era essenzialmente agitarmi. Ora sono diventata più brava ad accettare che non tutto può andare come desidero, e che le cose storte accadono sempre, ma che posso sempre provare. E riprovare, nel caso. Ho imparato soprattutto a rialzarmi a testa dritta.
Grazie Sara, terminiamo con un giochino (mentre ti abbraccio da qui): puoi consigliare a chi ci legge due posti dove sarebbe perfetto allenarsi per la maratona, uno reale e uno immaginario.
Mi è capitato di tornare ad Atene proprio durante la mia preparazione della maratona e non potendo interrompere l'allenamento mi sono organizzata per correre in città, scoprendo tanti posti perfetti per allenarsi, specialmente per una maratona con tante salite come quella di Atene. Perciò il primo posto che consiglio è il Licabetto, uno dei colli cittadini, attraversato da molti sentieri tra gli alberi. In salita, ovviamente. O in discesa, secondo il verso! Ma ci sono tanti altri posti bellissimi che ho raccontato in una puntata dedicata. Il posto dove mi sono allenata più spesso in questo anno invece è il lungomare di casa mia, sulla costa orientale della Sicilia, tra Catania e Taormina. Correre sulla riva per me ha una dimensione di grazia che non trovo in nessun altro luogo. E poi anche quando non ho voglia, certe mattine capita, pensare di vedere il sole che sorge sull'acqua mi dà la forza di alzarmi dal letto e allacciarmi le scarpe perché è uno spettacolo sempre nuovo che mi riempie di meraviglia.
Cose da cliccare, guardare, gustare, salvare (e regalare!)
Torniamo al Natale incombente. Potevo non segnalarti qualche idea regalo? Giammai!
qui trovi il lavoro certosino e anche esteticamente godevolissimo creato dall’amica di Controra Lidia Mattazzi
e per toglierti qualsiasi alibi del tipo “non so proprio cosa regalare!”, c’è anche il mega listone di 100 idee di Conosco un posto
se hai in mente un regalo solidale, ti consiglio quelli della Cooperativa Sociale Il Balzo di Rozzano. Ti invito a curiosare sui loro canali perché promuovono tantissime attività: dalla gestione di centri diurni per adulti, a quelli per bambini e adolescenti, ai progetti di accoglienza e integrazione per rifugiati politici e richiedenti asilo. Le idee regalo sono tutte realizzate a mano nei laboratori creativi della Cooperativa da ragazzi e ragazze con disabilità. In alternativa, puoi partecipare alla loro raccolta fondi destinata a finanziare “Il Giardino dei Talenti”, progetto storico del Balzo per la gestione di un luogo realmente inclusivo, dove tutti possano coltivare insieme le proprie passioni e competenze
ti piace questo mio ritratto? Se ne vuoi uno per te o da regalare a qualcuno, puoi scrivere a Marina Corsico Piccolini, ma ricordati di farlo entro il 15 dicembre!
un reading journal è l’idea perfetta per chi ha la passione delle lettura e vuole appuntarsi non solo i titoli letti ma anche le emozioni da non dimenticare
restando in tema, non può mancare un consiglio di lettura. Non so quanti anni hai, ma se sei anche tu degli anni ‘70 forse ricorderai la straordinaria nevicata del 1985, detta “la nevicata del secolo” per via delle eccezionali conseguenze dell’ondata di freddo che colpì gran parte dell’Italia. In quei giorni io vivevo a Roma, avevo 13 anni, ero chiusa in casa con la mononucleosi e mi svegliai con un panorama simile a questo fuori dalla finestra:
Chiaramente per Roma era davvero qualcosa di incredibile, un sogno a occhi aperti di incredibile bellezza che feci in tempo a godermi uscendo imbacuccata peggio di Totò e Peppino a Milano per guardare gli amici lanciarsi in scivolate dalla rampa del garage con l’aiuto di un sacco della spazzatura (ai miei tempi, gli slittini ce li avevano solo i ricchi che andavano in vacanza a Cortina). Gli aspetti meno favolosi della faccenda non mi sfioravano nemmeno (la città bloccata, il pantano dei giorni successivi), men che meno ero consapevole di quello che accadeva in quegli anni in Italia, e che ho ricostruito e compreso solo molti anni dopo. Ho trovato quindi molto interessante l’idea alla base di La nevicata del secolo. L’Italia nel 1985 e cioè scavare sotto tutta quella neve per riportare alla luce ciò che il filtro romantico del ricordo e delle immagini ormai vintage hanno nascosto.
Meglio di me, possono parlartene gli autori, Arnaldo Greco, giornalista e autore televisivo, e Pasquale Palmieri, docente di Storia moderna all’Università “Federico II” di Napoli, che ringrazio moltissimo per essere in Controra e ai quali ho fatto un paio di domande.
Siete entrambi di qualche anno più giovani di me, quindi forse i vostri ricordi saranno ancora più vaghi dei miei. Come avete avuto l’idea del libro?
La nevicata è stata un evento climatico straordinario, anche perché ha coinvolto l'intera penisola italiana, provocando interruzioni dei servizi pubblici, chiusura delle scuole, blocchi stradali e crolli di grandi edifici. Eppure, nonostante tutti questi disagi, il ricordo di quei giorni è ammantato di dolcezza e positività. Proprio da questo rovesciamento di prospettiva che si è creato nella memoria comune è nato il desiderio della nostra indagine: tendiamo infatti a connettere le nostre memorie, individuali e collettive, ai grandi traumi, (dall'esplosione della centrale nucleare di Chernobyl alla "guerra del Golfo", fino all'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001) o ai grandi eventi sportivi (soprattutto le vittorie ai Mondiali di calcio del 1982 e del 2006 o alle Olimpiadi). Ma in questo panorama la nevicata è unica. In più, spesso concentriamo il nostro sguardo sui consumi di beni materiali o di prodotti culturali, andando a rispolverare le scene dei vecchi film, le sigle di vecchi cartoni animati e serie tv, i vecchi spot pubblicitari, gli spezzoni dei vecchi programmi televisivi, le pagine di vecchi quotidiani e rotocalchi, le locandine e i biglietti dei vecchi concerti, le etichette di vecchie bibite, merendine e gelati. Ma la nevicata del secolo porta con sé un ingrediente antico e inconsueto, ormai quasi assente nelle posture nostalgiche più diffuse. Chi era già abbastanza grande nel 1985 l’ha vista coi suoi occhi, aprendo la finestra in una mattina di gennaio, uscendo dal portone di casa, sentendo il vento gelido sulle guance, affondando gli scarponi nel ghiaccio, scoprendo con sollievo di non dover andare a scuola, indossando tre maglioni di lana uno sull’altro, preoccupandosi per i ritardi al lavoro, comprando la verdura a cifre stratosferiche, disperandosi per la macchina bloccata nel garage, imprecando per i trasporti pubblici paralizzati, invitando gli amici a casa per giocare davanti al camino, dimenticando per qualche giorno i problemi familiari o le contraddizioni di un intero paese.
Penso soprattutto alle generazioni più giovani, per le quali gli anni ‘80 saranno al più argomento da fiction televisiva o occasioni di riscoperta di orride mode (perché tutto torna, prima o poi): perché dovrebbero interessarsi a vicende così lontane?
Gli anni Ottanta continuano a sembrare un’entità troppo grande e sfuggente per poter essere compresa a pieno con gli strumenti dell’analisi storica. Sembrano essere un infinito bancone di ricordi, al quale possiamo attingere fino allo sfinimento. Di volta in volta, possiamo scegliere il ricordo che soddisfa maggiormente i nostri bisogni emotivi: Maradona o Platinì, Raffaella Carrà o Loretta Goggi, Heather Parisi o Lorella Cuccarini, Michael Jackson o Prince, la Fiat Uno o il Piaggio Ciao, le Girella o il Tegolino, le giacche Fiorucci o le scarpe Timberland. Proprio questa ondata nostalgica, tuttavia, ci rende difficile comprendere quell'epoca sul piano storico. La società italiana (insieme alle altre del mondo occidentale) si trasformò in maniera profonda: l'esplosione della televisione commerciale e del mercato pubblicitario contribuì a cambiare in maniera radicale il rapporto dei cittadini con il consumo, con il denaro e con il lavoro. Accanto alla forte accentuazione dell'individualismo, si fece strada la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni e nei partiti politici. Ciò nonostante, ci furono anche importanti slanci creativi nel campo delle arti, della moda, della tecnologia e dell’impresa, che meritano oggi di essere conosciuti.
Poco prima di terminare la bozza di Controra, ho saputo che il libro è stato inserito tra i migliori del 2024 da GQ, in compagnia di un altro libro che ho ospitato, perché io ci vedo lungo! ✌
E ora passiamo ai regali che IO faccio a te con grande gioia e ringraziandoti del tempo che mi dedichi ogni mese. So che leggere Controra è impegnativo e non è da tutti, apprezzo molto che tu lo faccia.
Ho chiesto alla mia amica Monica Dondi, istruttrice di Pilates certificata, di creare per lettori e lettrici di Controra una pratica completa di esercizi semplici che potrai fare anche tutti i giorni. Fammi sapere come ti trovi!
E poi: ricordi Giulia e Alessandro? Se ti piacciono le illustrazioni, qui trovi lo shop di Colorobe, dove potrai scegliere tra tantissimi prodotti uno più bello dell’altro. Io ho comprato la stampa di una caffettiera da mettere in cucina, ma guarda anche questo che bello:
Immaginami tronfia come un pavone mentre ti dico che inserendo al checkout il codice “controra” (😍) otterrai uno sconto immediato del 10% sull’ordine; lo sconto è valido su tutti i prodotti dello shop, tranne quelli già scontati e le gift card, fino alle 23.59 della Vigilia di Natale. Occhio alle date: le ultime spedizioni con consegna entro Natale saranno effettuate il 13 dicembre (per ordini arrivati entro la mezzanotte del 12 dicembre). E se sei in zona, puoi ritirare gratuitamente gli ordini durante i loro eventi dal vivo (a Torino, Cuneo, Celle Ligure - date e orari sono segnalati in un pop-up sul sito), o presso il loro studio a Collegno (TO) su appuntamento fino al 23 dicembre o in centro a Torino nella giornata del 21 dicembre.
Ehi, non mi sono mica dimenticata dei link:
non è Natale senza lo spot natalizio targato John Lewis, ma questo è mooolto più bello 😭
un gesto di gentilezza è sempre gradito, non è che dobbiamo essere buone
solo a Natale
il perché dei regali brutti
Natale, in un po’ di posti
un regalo per sentirsi Sinner
diari dai Natali passati
pacchetti che non saprei fare; nemmeno questi; per non parlare di questa tavola
ceralacca wow
dopo i bagordi natalizi, è inutile tentare di guardare un film sul divano per ritrovarsi a russare dopo 5 minuti; tanto vale mettere subito questo
E per finire, il consueto screenshot:
Dalla sempre ottima newsletter di
, un gentile remind che mi è cascato a fagiolo (visto anche il recente Black Friday, mai così aggressivo e su cui ho sproloquiato abbondantemente da tutte le parti).Grazie del tuo tempo, vado a addobbare casa il minimo sindacale per non sentirmi un Grinch, ci rileggiamo presto! 🎄


















Grazie per avermi accolta ancora nel tuo salottino così confortevole e accogliente ❤️
Il dance circle fa venire voglia di ballare solo a vederlo sullo schermo! Altra ricchissima puntata: che bella l'intervista a Sara. E grazie anche per avermi fatto scoprire il libro sulla nevicata del 1985.